PROLOGO: Vera Croce, QG del
Progetto Umbra
Il cubicolo nella Sezione di
Contenimento Speciale, quella dedicata ai super-esseri, conteneva un solo
oggetto: un fusto di adamantio, foderato di vibranio,
alto un paio di metri. Le stesse pareti del cubicolo erano foderate di
smorzatori di flusso, capaci di contenere i poteri di
un super-essere classe Torcia Umana.
In condizioni normali,
quell’ambiente era quanto di più adatto per il suo corrente ospite.
Purtroppo, l’ospite, di per
sé, non era adatto a quell’ambiente…
…Come dimostrò l’improvviso
illuminarsi, dall’interno, del fusto.
Le guardie all’esterno,
due uomini rivestiti con l’armatura dei Mandroidi, scattarono appena
l’allarme suonò!
“Che
ti dicevo, Vinci? La sfiga colpisce sempre, quando si
tratta di meta!” disse uno, facendo scattare, all’unisono con il suo compagno,
la serratura della sua arma.
I due mandroidi fecero qualche passo indietro, pronti a colpire senza pietà
qualunque cosa fosse uscita da quella porta. Inoltre, era solo questione di un
minuto prima che i rinforzi si facessero vivi…
Non avrebbero avuto tutto quel
tempo: la porta fu praticamente disintegrata da un
flusso di energia smeraldina! Energia che allo stesso tempo
investì i due malcapitati. E se le loro armature,
ironicamente, furono abbastanza forti da resistere a quell’assalto, lo stesso
non si poté dire delle loro visiere, che furono vaporizzate all’istante.
L’energia fluì attraverso di esse per quello che era, una cosa viva.
E, quando i rinforzi arrivarono, era già troppo tardi.
MARVELIT presenta
Episodio 3
- Doppio Fronte!
“Gemini, mi sentite?
Rispondete, Gemini, siamo in piena emergenza.”
Lancelot, ex agente speciale
SHIELD, avrebbe chiamato ‘emergenza’ anche la III Guerra Mondiale. In compenso,
quando parlava, non sprecava mai le parole.
Dalla cabina di pilotaggio del
Quinjet, il capo operativo di Gemini, il biondo Front, attivò l’interfono.
“Gemini in ascolto, base.”
“Mainman si è liberato a tempo
di record. Qualunque cosa stiate facendo, sospendetela
e tornate qui. Subito. Vi spiegherò strada facendo.”
“Ricevuto, base. Decolliamo.” Mentre attivava i comandi, Front lanciò uno sguardo a
Mandala, l’Angloindiana. Lei gli rispose con un’occhiata fredda. Era un vero
peccato che ancora non potesse teleportare il team
sulle lunghe distanze…
Il Quinjet lasciò i cieli
laziali. Un’emergenza in quel momento era l’ultima cosa che ci voleva: il
gruppo era stato mandato lì per investigare sulla scomparsa di un carico di
scorie radioattive. Lancelot non li avrebbe richiamati se le cose alla base non
fossero state veramente gravi.
“Ma che diamine..? fece Balance, ovvero la
Milanese Debora Crovi.
Sullo schermo principale, si
svolgevano le fasi di una cruenta battaglia civile fra Mandroidi. Poi la camera
zumò su uno di loro -sugli occhi, per la precisione.
Occhi trasformati in pozze
verdi ribollenti.
“Ecco perché vi ho richiamati,” disse la voce di Lancelot. “Il nostro amico non solo è
capace di violare i sistemi di contenimento, ma sa anche possedere le sue vittime.
E, purtroppo, non sta perdendo forza a furia di
moltiplicarsi: si diffonde come un virus. L’isolamento della sezione in cui si
trova lo ha rallentato, ma non credo durerà per sempre.”
Cristiano Tangeri, Mr.
Illusion, si sporse dal suo posto. Rivolto a nessuno in particolare, disse, “È
opera di Alma Matrix. Garantito. O
voi credete alle coincidenze?”
Nessuno lo contraddisse: la
notte prima, avevano tutti avvertito il suo ritorno[i]. E poche ore dopo, Mainman era apparso sulla scena[ii].
“Si
è fatto sconfiggere apposta perché lo rinchiudessimo a Vera Croce,” disse Robert Blake, Suede, strofinandosi il pizzo grigio
del mento. “Si è insediato, preparando il terreno, aspettando che noi entriamo nella trappola. Due piccioni con una fava.”
In una località di
campagna, a nord di Roma
“Meglio di così non poteva
andare!” disse l’uomo scendendo dalla cabina di guida del furgone. Chiusa la
porta, si voltò ad ammirare la fila di veicoli
bianchi, anonimi, identici a quelli da cui lui era appena sceso.
“Già,”
disse un altro uomo, vestito come il primo, con camicia neutra e blue jeans.
“Staranno tutti ancora cercando un grosso camion, non certo una serie di
furgoni come questi.” Ridacchiò. “Adesso dobbiamo solo
prepararci. Quando avremo finito, quando avremo colpito, Nazione Mutante e gli
Amici dell’Umanità[iii]
saranno felici di sottomettersi a noi nel ripristino della vera Italia come
guida… Ma cosa..?”
Improvvisamente, le luci si
erano spente!
Nel buio, scattarono le
serrature di quattro pistole. “Maledizione, perché i generatori di emergenza non si sono ancora attivati? Dove
sono i visori notturni? Maledetti travestimenti…”
Una luce si accese nel mezzo
della stanza, sopra uno dei camion. Una luce
tremolante, simile ad una grande fiamma.
Istintivamente, gli uomini di Alba Nera si voltarono e spararono contro l’apparizione.
Si udirono solo i proiettili colpire le pareti.
“Cazzo, ma volete smetterla??”
urlò uno di loro, terrorizzato. “Ci manca solo che perforiamo i fusti!”
La fiamma, a quel punto, si
divise in frammenti, in quattro fuochi fatui. Uno per ognuno dei terroristi. Si
udirono solo le loro urla pietose, quando le fiamme li avvolsero. Nel buio i
corpi infuocati si contorsero, rotolarono per terra, anche se il fuoco era
freddo come il tocco della morte, ed erano le loro anime, non le carni, quelle
che stava consumando.
Quando tutto
fu finito, la luce si riaccese.
Gli uomini
di Alba Nera si alzarono. I loro volti erano impassibili, come maschere di
legno. E i loro occhi erano ora completamente bianchi, vuoti.
Uno dopo
l’altro, si diressero verso i loro veicoli. Accesero i motori.
Le
porte del magazzino si aprirono da sole. E i veicoli
lasciarono il loro rifugio.
Livelli segreti del Centro
di Ricerche biotecnologiche GreenGenos, Napoli
Dal suo trono di ossa umane, Alma Matrix osservò soddisfatta l’uscita dei
camion con il loro letale carico. Adesso, si trattava solo di aspettare, con
pazienza.
Il
bello stava per iniziare.
A bordo del Quinjet, Balance
si piegò di colpo in due, emettendo un verso di dolore.
“Debora!” esclamò
Mandala, sporgendosi dal sedile affianco a quello della compagna di
squadra.
Ma Balance non la stava ascoltando, non la stava
vedendo. Nella sua mente stavano scorrendo le immagini ed i suoni dei camion
bianchi che, in quel momento, si stavano immettendo sull’autostrada, in
direzione del Grande Raccordo Anulare.
Aprì
gli occhi. “So dove sono le scorie radioattive.”
Il Quinjet manteneva la sua
rotta.
Tutto procedeva per il meglio.
Fra poco, i veicoli sarebbero entrati nel traffico del raccordo. Quando si fossero diretti ognuno in una direzione,
all’interno della città, solo allora lei avrebbe avvertito i Gemini. Sarebbe
iniziata una caccia disperata, una corsa contro il tempo che avrebbe visto loro
perdere!
Prima si sarebbero divisi, e
questo avrebbe permesso a Mainman di annientare una parte delle forze ancora
inesperte. Gli altri, intanto, sconsolati dalle notizie dalla loro base,
avrebbero trovato i camion. Li avrebbero trovati, e poi sarebbero morti uno ad uno nell’esplosione dei veicoli. Esplosione che
avrebbe altresì disseminato le scorie nella città.
Perfetto!
E quello
sarebbe stato il solo momento di trionfo che Alma Matrix si sarebbe permesso,
per quella volta. Poi, la sua espressione si fece acida. “Cosa..?”
Un disco nero, dai bordi
crepitanti, apparve di colpo davanti ad uno dei camion. Il disco si ingrandì velocemente a sufficienza per farci passare
tutto il veicolo.
E fu proprio quello che successe! Il camion con le
scorie fu inghiottito e scomparve come se non fosse mai esistito! Gli altri tre
svoltarono abbastanza in fretta per evitare lo stesso
fato. E così facendo, mandarono un paio di auto a
sbattere contro il guard rail.
Il disco scomparve,
lasciandosi dietro l’esausta figura di Mandala. La donna, a quel punto,
svenne.
Un’auto che stava per
investirla frenò di colpo, ma fu tamponata da quella che la seguiva. I due
veicoli, uniti dall’inerzia, percorsero ancora alcuni metri…prima di fermarsi
ad un passo dal colpire la donna.
“Stanno accelerando!” disse
l’inglese Brandon Blake, Grip. “Maledizione! Così non posso rischiare di
colpire le loro gomme: sbanderebbero e rovescerebbero il carico!”
“E
chi ha detto che devi colpire le gomme?” chiese Balance, che avvolgeva entrambi
in un campo telecinetico. “Ci sono i motori. Sono bersagli così comodi.”
Lui le rivolse un veloce
sorriso. “Mi piace il tuo modo di pensare, baby. E vai
con i fuochi artificiali!” Fece compiere un arco al suo braccio. Le sue mani si illuminarono di energia scarlatta, crepitante come fuoco.
Il metaimpulso che scorreva in lui si modellò in tante frecce.
Centri
perfetti! Uno dopo l’altro, i cofani furono penetrati come burro. Fumo nero
misto a vapore uscì dai fori delle frecce di Grip. Quel tratto di strada era un
rettilineo, e i camion continuarono ad andare avanti fino a quando, semplicemente,
i motori si rifiutarono di proseguire oltre.
“Così!”
Grip schioccò le dita, facendo volare scintille. “Beccati questa, ‘mammina’!”
Balance
atterrò accanto ad uno dei furgoni. Grip scardinò la porta della cabina, e il
corpo del terrorista di Alba Nera cadde riverso in strada.
“Non
credo che questi qui ci saranno utili,” disse Brandon,
mentre suo fratello Suede, nella sua forma di plasma vivente, atterrava vicino
al furgone. Fra le braccia, reggeva l’ancora inerte Mandala.
Alma Matrix cancellò la
visione di quella sconfitta. Inutile distruggere i camion, a quel punto:
avrebbe attirato l’attenzione su di sé. Giocandosi le carte giuste, invece,
poteva ancora ricavare qualcosa di utile da questa
metà di disastro.
E
poi, c’era ancora Mainman… A giudicare da come Mandala
era sfibrata, doveva avere fatto gli straordinari per fare arrivare tre quarti
del gruppo in area. Il che lasciava il solo Front a gestire la crisi di Vera
Croce.
Sì,
qualcosa di buono poteva ancora saltare fuori da
quella storia.
“Ci sono novità, capo?”
“Nessuna,
Front: Mainman ha incrementato la forza degli attacchi, ma si è mosso in
ritardo. Il contenimento, per ora, tiene.”
“Avete avuto modo di
verificare cosa succede se i corpi posseduti vengono
distrutti?”
“Stai scherzando? Quelle
armature di Mandroidi sono a prova di bomba. È già molto averli tenuti dove
sono.”
“Fammi vedere un po’ dove, per
la precisione.”
Sullo schermo apparve la mappa
di Vera Croce. Una serie di puntini smeraldini intermittenti indicava la
posizione dei posseduti.
Front
mostrò di nuovo quel sorriso inquietante. “Ho un’idea, capo.”
Erano in una dozzina, ad
essere stati posseduti. I colpi emessi dalle armature, la loro energia mista a
quella di Mainman, stava avendo progressivamente la
meglio sullo spesso pannello, ormai vistosamente deformato.
Un’ultima
serie di colpi, e il pannello cedette. Gli ‘zombie’ sciamarono nel corridoio,
senza trovare altri difensori armati o dispositivi di difesa. Percorsero un
corridoio dopo l’altro, guidati da una mente troppo ottusa per
capire che era troppo facile.
La stessa Alma Matrix non
capiva perché le cose si fossero volte in tale senso. Vedeva che, di fatto, i
‘suoi’ uomini erano guidati verso le zone più esterne. Forse Lancelot voleva un
terreno più favorevole a Front? Poco importava! Era uno scontro senza scampo
per un uomo solo contro dodici!
Il Quinjet stava arrivando.
“Vorrà gettarsi attraverso la
finestra. Mainman, preparati ad accoglierlo...” In
quel momento, Alma Matrix vide che due nuovi pannelli blindati si chiusero ai
lati dei posseduti.
Il Quinjet stava arrivando.
In rotta di collisione.
“No!”
Sì.
Poco prima dell’impatto, Front
attivò il sedile espulsore.
L’apparecchio sfondò la
vetrata panoramica. Un attimo dopo, ci fu una tremenda esplosione.
Gabriel,
sospeso dal proprio jetpack, scese fino a quanto era rimasto della finestra. Fu subito accolto da un calore tremendo e dal fumo. Un
occhio umano non poteva superare quella barriera. “Brian, dammi una visione
dell’ambiente.”
Un occhio umano non poteva, ma
i visori nella maschera sì. In un attimo, Front osservò nitidamente attraverso
il fumo.
I corpi dei posseduti erano
andati in brandelli, nessun dubbio.
Purtroppo, l’energia di
Mainman era sopravvissuta in quei pezzi di carne martoriata. Si trattava solo
di capire quanto tempo ci sarebbe voluto prima che il gammafesso si ricostituis*
Poco, a giudicare dal colpo di energia che investì in pieno Front! Il contraccolpo
destabilizzò il jetpack, e il Gemini precipitò.
Mainman
non attese l’impatto: sotto forma di un geyser si gettò addosso alla sua preda.
I due corpi, carne ed energia, si fusero. Front urlò.
Quando
toccarono il suolo, ci fu come un’esplosione di luce smeraldina.
“Ancora devo capire se i
vostri uomini sono eroi o semplicemente dei pazzi,”
disse il Generale Santaterra, gran capoccia del Progetto di Difesa Speciale
Umbra. “Cosa credeva di fare, l’agente Front? Adesso
sarà lui ad essere posseduto!”
Lancelot,
in piedi dietro al militare, non si scompose. “Davvero, Generale?”
In piedi al centro di un
piccolo cratere fumante, Front si alzò in piedi. I suoi movimenti erano rigidi,
a tratti a scatti. Ogni muscolo era teso, i tendini del collo
sporgevano.
Gli occhi del
Gemini brillavano di energie smeraldine. “Bel…tentativo, testa di
gammacazzo..!” ringhiò. “E grazie per avermi salvato
il culo…già che ci siamo…” Front contrasse la mano
sinistra un paio di volte. L’arto gli rispose, per quanto a stento. “Non ti
riesce…di controllarmi…vero..? Forse è perché…”
sollevò il proprio fucile, e lo puntò verso una
roccia. “…Posso…fare…questo?”
Dall’arma partirono viluppi di
tentacoli. Come se fossero stati dotati di vita propria, si diressero verso
diverse parti del corpo di Front. E a quel punto,
entrarono nella carne.
Un momento dopo, l’energia di
Mainman scorse attraverso i tentacoli. Da lì verso l’arma, che si mise a
ronzare.
E Front fece fuoco! Il suo potere consisteva nel
reindirizzare la propria energia interna attraverso le sue armi simbiotiche.
Mainman non fece eccezione: colpì la roccia e accese un nuovo sole di smeraldo.
Il suo urlo frustrato si mescolò al suono dell’esplosione.
Front cadde
in ginocchio, ansimante -aveva guadagnato qualche secondo al massimo. Sicuro come l’oro, il gammafesso non avrebbe ripetuto lo stesso
errore… “E adesso, cosa si vuole inventare?”
La
terra aveva preso a tremare. “Brian..?” fece
all’indirizzo del suo computer senziente.
“Non capisco, signore:
rileviamo le stesse letture di quando ha posseduto i nostri uomini…ma la forma
di vita più grande, nel sottosuolo, è la microfauna, e non è sufficientemente
numerosa…”
Lo schermo mostrava, al
contrario, uno sfolgorio numeroso come le stelle nella parte più luminosa del
cielo.
Lancelot annuì tetramente.
“Generale, in quest’area sorgeva una cava di gesso, vero?”
“Cosa?
Lancelot, ma che…”
“Risponda,
la prego.”
Santaterra lo guardò con fare
diffidente. “Sì, una molto grossa, per la precisione, ma l’azienda che la
gestiva era fallita, e noi abbiamo potuto comprare il
posto per un niente. Lo sa benissimo, Lancelot, perché me lo chiede?”
“Perché
credo che lei non se ne sia reso conto, Generale. Il gesso è praticamente
un purè solido di microrganismi fossili. E comincio a pensare che Mainman non
sia schizzinoso sullo stato vitale delle sue prede.”
“Microrganismi..?” E appena Santaterra capì cosa intendesse dire l’ex
agente SHIELD, il tremore divenne un boato, e tutti nella base caddero a terra.
“Cavolo…” Anche Front si era
fatto prendere di sorpresa da quel sisma. Sedere a terra, stava ora osservando
qualcosa di veramente preoccupante. “Dove sono gli Shogun Warriors quando ce n’è bisogno?”
Una gigantesca figura era
emersa dal suolo. Era alta quasi trenta metri. Il suo corpo di gesso era
intrecciato come da un sistema capillare smeraldino.
Per fortuna, per quanto non
fosse una lumaca nei movimenti, ogni suo attacco era telegrafato. Front evitò
alla svelta il pugno diretto a lui. Lo stesso accadde quando un piede enorme
cercò di schiacciarlo. Subito dopo, Front, gettandosi a terra, puntò il fucile,
e sparò il suo colpo migliore contro il gigante.
L’energia del metaimpulso
arrivò dritta al fianco del mostro…ma fu appena sufficiente a staccarne un
pezzo. Il mostro non gli diede neppure la soddisfazione di emettere un verso di
dolore.
Il
gigante di gesso decise a quel punto che la pulce sotto di lui non poteva
fargli male. E voltò la testa verso la fortezza.
“Ma guardalo, che tenerino!” disse Orazio Santaterra,
ghignando. “Crede di essere in un cartone giapponese. Lo vedrà subito di che
pasta siamo fatti! A tutte le posizioni, attivarsi e fare fuoco a volontà! Quando avremo finito, ci vorrà un cancellino per recuperarne
i pezzi!”
Le torrette emersero in rapida
sequenza dai fianchi della base.
In risposta, il gigante lanciò colpi ottici.
Due torrette furono distrutte,
ma le altre fecero fuoco all’unisono. Erano armate con dispositivi potenziati di accelerazione particolare marca Stark-Fujikawa. Ognuno di
quei colpi era sufficiente a fare a pezzi un metaumano classe Colosso.
E il gigante di semplice gesso non fece certo
eccezione! Come Santaterra aveva promesso, andò in mille pezzi, ed il resto si trasformò in una nuvola di polvere…
Prima
che la polvere contaminata arrivasse a toccarlo, Front era già stato coperto da
un campo di forza. Ed era anche molto seccato!
“Generale, dannazione! Che cosa ha combinato?? Era
proprio quello che voleva!”
Sullo schermo, la nube vivente
stava dirigendosi verso Vera Croce.
Santaterra,
a sua volta, si limitò a dire, “No, era proprio quello che volevamo noi. Barriera.”
Un alone di energia
avvolse la futuristica fortezza. Il campo di forza si stendeva tanto all’esterno
quanto in basso, nel sottosuolo. In quella forma, Mainman non avrebbe potuto assolutamente entrare!
“Ammettilo, Caine,” disse la voce di Santaterra, carica di insopportabile
soddisfazione. “Tu credevi veramente che un militare italiano non avesse quel
minimo di preveggenza in fatto di sicurezza.”
“D’accordo, d’accordo. In
compenso, mi avete lasciato con un problema peggiore di prima. Non sono
attrezzato per combattere contro la polvere.”
Polvere che
in quel momento si concentrò intorno a lui, stringendolo in una morsa. Se non avesse avuto il
campo di forza attivato, sarebbe stato spremuto come un pomodoro.
Front cadde in ginocchio. Per
quanto tentasse, semplicemente non poteva spezzare
quella presa. La polvere si adattava ai suoi movimenti, e non cessava la sua
stretta uniforme. Gli indicatori del campo iniziarono a lanciare allarmi di sovraccarico.
“Non ci credo. Scriveranno
sulla mia lapide: qui giace Gabriel Caine, morto da archivista!”
Il campo stava iniziando a
cedere. Caine avvertiva già la pressione…
Di colpo, la polvere lo
liberò! Caine si guardò intorno: Mainman stava abbandonando ogni particella di
gesso, per concentrarsi nella familiare figura umanoide. E,
mescolata al crepitare delle sue energie, risuonava la sua voce carica di terrore.
Gabriel disattivò quanto
rimaneva del suo campo di forza. “Era l’ora che arrivaste, branco di pigrotti,” disse nell’auricolare.
Nel cielo si
intravidero le forme del resto dei Gemini.
“Ottimo lavoro, Cristiano,” disse Balance, reggendo sé stessa e l’uomo nel suo campo
telecinetico. “Cosa gli hai fatto vedere?”
Mr. Illusion annuì. “Gioco da
ragazzi. Gli ho fatto rivivere la sua morte, come l’altra volta. Chissà perché,
lo spaventa di brutto.” Teoricamente, anche Debora poteva
generare ottime illusioni, ma il brianzolo era il solo che sapesse
raggiungere l’anima stessa dei suoi bersagli, quando questi non avevano una
mente fisica.
“Non c’è tempo da perdere,” disse Suede, reggendo suo fratello per i polsi. “Iman, ce
la fai?”
La donna, volando grazie alle
proprie energie, disse solo, “Consideratelo sparito per sempre.” Tese le braccia verso il suo bersaglio.
Mainman
fu letteralmente coperto da dischi di energia oscura.
Il suo corpo sembrò esplodere, prima di sparire nella dimensione nera. Di lui
rimase solo qualche scintilla smeraldina.
Il teschio dalla cavità piena
di sangue fresco rimbalzò più volte sul pavimento, coprendolo di schizzi, prima
di fermarsi contro la parete.
Alma Matrix si pulì le labbra.
“Solo una questione di tempo. Se solo quei dannati non
avessero scoperto subito i miei piani, la vittoria sarebbe stata mia!”
Poi, il suo sguardo si posò
sui serbatoi di clonazione della GreenGenos.
Sapeva già cosa fare, la
prossima volta…